Molti la chiamano “anima”, altri preferiscono – e io sono tra questi – definirla “impronta” o “eredità spirituale”. Fatto sta che lo “spirito” umano è più affine al patrimonio culturale che ci si lascia dietro, piuttosto che alla tenue fiammella che qualcuno spera di portarsi dietro.
Il memorial Mario Smorra che si è tenuto nei giorni scorsi nel Teatro di Casal Palocco alle porte di Roma, stracolmo nonostante le paure provocate dal virus è la più chiara e netta testimonianza che l’Uomo è e resta per sempre, almeno finché ci sarà un civiltà, ciò che fa e soprattutto ciò che lascia: il segno indelebile del suo passaggio consiste nell’opera, nell’edificio che costruisce, nel libro che scrive, nella musica che tramanda, nei giovani che porta al successo e alla conoscenza.
Mario Smorra è scomparso nel mese di gennaio aprendo un vuoto difficile da colmare, un vuoto che tante persone hanno cercato di riempire con la loro presenza e vibrante partecipazione non solo in ricordo dell’artista, musicista ma anche in onore di un operatore culturale che con la sua scuola di musica Igem ha costituito un vero e proprio patrimonio per il territorio.
Mario fondò la sua accademia nel lontano 1975 con un’intuizione geniale e anticipatoria: fu la prima scuola di musica privata a livello nazionale. In oltre mezzo secolo di attività didattica la preoccupazione di Mario non è stata però solo quella di insegnare musica e canto, sfornando comunque una bella rosa di artisti che si sono rivelati promesse mantenute (come le stesse figlie Noemi e Virginia Smorra, la prima bravissima interprete della Divina commedia musical per la regia di Daniele Falleri, la seconda, Virginia, apprezzata scenografa). Bisogna piuttosto ricordare l’attività di Mario Smorra anche come catalizzatore di cultura e sviluppo intellettuale ed artistico di Casal Palocco, un quartiere-città residenziale alle porte di Roma assopito tra i pini della macchia mediterranea che degrada pigramente verso la marina di Ostia. Uso il termine improprio di “catalizzatore” poiché lo spirito di Mario era una sorta di calamita capace di attrarre e convogliare esperienze artistiche, musicali e non, attirando perfino grandi nomi (da Severino Gazzelloni al maestro Mario Gangi) in quelli che non erano solo concerti, ma vere e proprio occasioni culturali di aggregazione e conoscenza storica.
Mario Smorra si era diplomato in chitarra classica e contrabbasso e aveva approfondito gli studi di storia della musica recuperando antiche tradizioni della canzone partenopea dal barocco a Pino Daniele. Va sottolineato questo aspetto, o meglio questo contenuto “artistico” della sua personalità perché egli proveniva da una famiglia piccolo borghese di commercianti: era stato messo insomma dalla nascita e dal destino in una posizione “culturale”, in un corpus sociale che fin da bambino, quando apprese i primi rudimenti della musica con la sua chitarra, non poteva che andargli stretto. Questo sentirsi legato in panni e condizioni non sue, non adeguate alla propria “volontà di potenza”, intesa come capacità di espressione, lo aveva portato a sviluppare un carattere vulcanico, volitivo, indomito, sempre pronto ad esplodere attraverso le note – il contrabbasso infatti era la sua vera passione per i timbri profondi come il battito del cuore – in un una ricerca di nuove dimensioni.
Mario era per meglio dire un creatore di mondi che nella sua visione non dovevano restare astratti, affidati alle vibrazioni dell’aria provocate dalle corde degli strumenti, ma doveano per forza di cose concretizzarsi trasformandosi in realtà. Questo era il concetto fondamentale che lo animò nella costituzione della sua accademia musicale, mosso anche dal desiderio di creare un’occasione di emancipazione artistica per i tanti giovani che, come fu anche per lui, provano il desiderio interiore di trovare dentro se stessi la forza per l’emancipazione e la realizzazione attraverso la musica: la “volontà di potenza” che è alla base delle grandi personalità artistiche che vogliono “esplodere”. Un filo musicale cui aggrapparsi che Mario ha generosamente lanciato a centinaia di ragazzi.
In un clima di commozione sono così sfilati sul palco per esibirsi in onore del Maestro Smorra allievi e insegnanti della scuola per una testimonianza commossa di affetto e partecipazione alla moglie Simonetta, alle figlie artiste, producendosi in un evento spettacolo di cui Mario sarebbe stato fiero.
Enrico Bernard